Lavoratori frontalieri titolari di Sagl in Ticino: doppia imposizione?

Feb 23, 2024Di Primestudio SA

PS

Frontalieri e Fisco: Una Nuova Sfida fra Italia e Svizzera


L'indagine della Guardia di Finanza sui lavoratori frontalieri titolari di Sagl in Ticino solleva questioni di doppia imposizione e mette in luce la complessità delle relazioni fiscali italo-svizzere.

Negli ultimi mesi del 2023, un nuovo capitolo si è aperto nella lunga storia delle relazioni fiscali tra Italia e Svizzera, questa volta con un focus particolare sui lavoratori frontalieri che sono anche titolari di Società a garanzia limitata (Sagl) nel cantone del Ticino. La Guardia di Finanza italiana ha avviato un'indagine su queste figure professionali, alimentando un dibattito non solo fiscale ma anche legale e politico.

La radice del problema sta nella percezione, da parte dell'Amministrazione finanziaria italiana, che tali lavoratori siano in realtà dei lavoratori autonomi e non dipendenti delle loro stesse società, contrariamente a quanto previsto dalle normative svizzere e dalla prassi del Tribunale federale. Questo avrebbe, secondo la Guardia di Finanza, permesso ai frontalieri di beneficiare indebitamente di un regime fiscale più vantaggioso, eludendo il fisco italiano.

La questione solleva non solo problemi legati alla doppia imposizione, dato che l'Italia vorrebbe ora tassare retroattivamente questi lavoratori come autonomi, ma pone anche dubbi sulla legittimità di un'azione che sembra ignorare sia la legislazione svizzera che gli accordi bilaterali in materia fiscale, inclusa la Convenzione contro le doppie imposizioni. La pratica di lavoratori dipendenti frontalieri che diventano titolari di una Sagl non è una novità, essendo una realtà consolidata da anni e legata al rispetto di determinati requisiti per l'esercizio di alcune professioni in Svizzera. La prassi svizzera, infatti, riconosce questi lavoratori come dipendenti delle proprie società, garantendo loro un trattamento fiscale conforme a tale status.

L'iniziativa dell'Italia, però, sembra prescindere da questa realtà consolidata, puntando a una riqualificazione dei redditi che non solo minaccia di imporre sanzioni retroattive, ma rischia anche di innescare un conflitto sul piano delle relazioni internazionali, data la possibile violazione degli accordi esistenti tra i due Paesi.

Questa situazione mette in luce la necessità di un dialogo costruttivo tra Italia e Svizzera, al fine di evitare che i lavoratori frontalieri siano colti in mezzo a un fuoco incrociato normativo e fiscale. Più che mai, appare evidente che la soluzione a queste complesse questioni non possa prescindere da un approccio che tenga conto delle realtà legali e fiscali di entrambi i Paesi, basato sul rispetto reciproco e sulla ricerca di una soluzione equa e sostenibile.

In conclusione, mentre i frontalieri e le loro famiglie attendono con ansia l'esito di queste indagini, si spera che il futuro delle relazioni fiscali italo-svizzere possa essere caratterizzato da un dialogo aperto e costruttivo, piuttosto che da un monologo di pretese unilaterali. In questo scenario complesso, il nostro augurio è che prevalga il buon senso, a tutela non solo dei lavoratori coinvolti ma delle relazioni amichevoli tra due nazioni vicine e storicamente interconnesse.


Il vostro Team Primestudio